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FISE Assoambiente: “necessaria un’efficace Strategia Nazionale per la gestione dei rifiuti”
» 18.04.2019
Sono questi i principali risultati emersi dal Rapporto “Per una Strategia Nazionale dei rifiuti”, presentato oggi a Roma da FISE Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica) nel corso di un evento cui hanno preso parte rappresentanti del mondo industriale, scientifico e associativo del settore, alla presenza di esponenti della politica.
La normativa europea individua nella Circular Economy e nel potenziamento delle attività di riciclo la strada per una crescita sostenibile, anche al fine di rispondere alla sempre più scarsa disponibilità di materie prime. Per rendere effettivo e completo un modello di economia circolare, è imprescindibile realizzare le condizioni per “chiudere il cerchio” della gestione rifiuti: aumentare riciclo e recupero energetico per minimizzare l’uso delle discariche.
In Italia si producono ogni anno 135 milioni di ton di rifiuti speciali e circa 30 milioni di rifiuti urbani, di cui avviamo a riciclo, rispettivamente, il 65% (92 milioni di tonnellate) e il 47% (15 milioni di tonnellate).
Per raggiungere gli obiettivi fissati al 2035 il nostro Paese dovrà muoversi lungo 4 direttrici:
• limitare l’import/export dei rifiuti da e per l’Italia, che movimenta ogni anno 9,5 mln di tonnellate (circa 6 in entrata e 3,5 in uscita): una diseconomia che, per carenza di impianti, produce una perdita di potenziale di materia ed energia;
• dotarsi di un sistema impiantistico adeguato al proprio fabbisogno, pianificando la realizzazione nei prossimi 16 anni di: oltre 20 impianti per le principali filiere del riciclo, 22 impianti di digestione anaerobica per il riciclo della frazione umida, 24 impianti di termovalorizzazione, 53 impianti di discarica per gestire i flussi dei rifiuti urbani e speciali;
• bloccare il “turismo dei rifiuti” all’interno dei confini nazionali, con particolare riferimento agli urbani, movimentati da una Regione all’altra per carenza della necessaria impiantistica di smaltimento (soprattutto al Sud);
• riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento solo a impianti moderni e sostenibili cui destinare esclusivamente le frazioni residuali opportunamente trattate. Oggi la capacità residua ha un’autonomia limitata: tra circa 2 anni sarà esaurita la capienza delle discariche del Nord del Paese, tra meno di un anno stesso destino toccherà al Centro, mentre diverse aree del Sud sono già oggi in emergenza.
Un investimento complessivo che richiederà 10 mld di euro”.
Lo studio evidenzia come per raggiungere questi obiettivi occorreranno anche strumenti economici a sostegno dell’utilizzo dei materiali riciclati e per l’uso di sottoprodotti e materiali end of waste, oltre a un quadro normativo chiaro per il settore che semplifichi le procedure di autorizzazione, spinga investimenti e competizione fra imprese, consentendo di realizzare tutti gli impianti necessari.
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